Nel
diciannovesimo canto Dante e Virgilio arrivano nella terza bolgia dell'ottavo cerchio e notano che questa ha il fondo e le rive coperti di buche circolari in ognuna delle quali è presente un dannato seppellito capovolto con parte del corpo nella buca e le gambe fuori.
Sono le anime dei
simoniaci che hanno le piante dei piedi bruciate continuamene dalle fiamme che, nonostante i tentativi non riescono a spegnere mai.
Dante è attratto da una fiamma più vivace delle altre e Virgilio lo conduce fino alla tomba per consentirgli di parlare col dannato. L'anima risponde alle domande di Dante quasi con gioia credendo che sia Bonifacio venuto finalmente a dargli il cambio.
Dante lo disinganna subito e l'anima, con voce di pianto iroso racconta di essere papa Niccolò terzo, della famiglia degli Orsini e che durante il suo pontificato mirò solo ad accumulare ricchezze. Inoltre spiega a Dante che sotto di lui nella tomba si trovano le anime dei suoi predecessori simoniaci e che quando arriverà Bonifacio egli sprofonderà finalmente interamente nella fossa. A sua volta Bonifacio VIII ricadrà nella tomba quando sarà sostituito da un papa ancora peggiore, Clemente V.
A questo punto, Dante, sdegnato, non può contenere lo sdegno e inizia una invettiva contro la chiesa corrotta e contro i papi simoniaci, passati, presenti e futuri. Virgilio commosso abbraccia Dante e lo conduce sull'orlo della quarta bolgia.
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