Eta Gioilittiana Riassunto Gratis


Eta Gioilittiana Riassunto

Riassunto di quel periodo storico a cavallo tra ottocento e novecento che viene definito età giolittiana perché dominata dalla figura di Giovanni Giolitti più volte presidente del consiglio tra il 1901 ed il 1914 anno dello scoppio della prima guerra mondiale.
Giovanni Giolitti, nato a Dronero, in provincia di Cuneo nel 1941, aveva intrapreso la carriera burocratica ed arriva alla Presidenza del consiglio con la convinzione che lo Stato non doveva essere al servizio delle classi abbienti, ma garante dello svolgimento delle lotte sociali che non erano necessariamente sovversive ma fattore di progresso economico civile e sociale.
A tal fine egli cercò di incanalare nel quadro dello stato liberale il movimento operaio e contadino senza ricorrere alla repressione. 

Primo ministero Giolitti 1892 -1893.

Nel 1893 cade il governo Crispi e, dopo una breve parentesi con Di Rudini, Giovanni Giolitti viene nominato Primo Ministro dando prova già in questo primo breve governo, di concreta intelligenza politica.
L’Italia in quell’arco di tempo viene scossa dall’agitazione dei Fasci Siciliani e dei lavoratori del marmo della Lunigiana ed inoltre viene investita da una serie di scandali bancari.
In Sicilia i contadini si erano organizzati nei Fasci dei lavoratori e rivendicavano la terra manifestando il loro malcontento con spontanee sommosse.
In Lunigiana, in seguito ad una crisi che aveva investito l’industria estrattiva, si ebbero tumulti di notevole portata.
Giolitti, fedele alle sue convinzioni, si limitò a tutelare l’ordine mettendo, in tal modo, in allarme i grandi proprietari del sud e gli industriali del nord che auspicavano un governo forte che liquidasse i disordini popolari.
Ma ciò che fece cadere il governo Giolitti fu lo scandalo della Banca romana che aveva commesso gravi irregolarità emettendo una serie duplicata di biglietti per coprire un ammanco di cassa di 9 milioni.
Giolitti fu accusato come responsabile e dovette dare le dimissioni. A Giolitti segue un governo Crispi che inizia una svolta autoritaria.
Dopo le dimissioni di Crispi il nuovo ministero viene formato da Di Rudini che, sulla scia di Crispi fa caricare gli operai che avevano proclamato uno sciopero generale, dall’esercito. A Milano ed in tutta Italia in cui si susseguono disordini dovuti alla grave crisi economica di fine secolo, la repressione assume caratteri di estrema durezza . Di Rudini viene sostituito con il generale Luigi Pelloux che emana le leggi Pelloux con le quali veniva sancito il divieto di sciopero, la facoltà delle autorità di sospendere giornali e lo scioglimento di ogni associazione ritenuta sovversiva.
L’opposizione guidata da Giolitti e Zanardelli alle leggi , costringe Pelloux a ricorrere alle elezioni dalle quali esce sconfitto.
Il nuovo presidente del consiglio è il liberale Saracco che ritira le leggi Pelloux ed inizia una politica di distensione.
In seguito all’uccisione del re Umberto I ad opera di un anarchico genovese, Saracco scioglie la Camera del lavoro di Genova, i lavoratori indicono un grande sciopero generale il governo è costretto a dimettersi. Il nuovo re Vittorio Emanuele III da l’incarico di formare il nuovo governo a Zanardelli che chiama Giolitti al dicastero degli interni. 

Secondo ministero Giolitti 1903 – 1905.

Giolitti diviene presidente del consiglio nel 1903 quando Zanardelli è costretto a dimettersi per motivi di salute.
La sua azione politica fu determinante per la politica italiana. Venne approvata la legge sul lavoro delle donne e dei ragazzi e l’Italia conobbe un periodo di espansione in campo industriale e commerciale. Il partito socialista accentua il proprio orientamento riformista e prende vigore il sindacato che promuove uno sciopero generale nel 1904 durante il quale Giolitti lasciò che gli operai manifestassero senza impiegare la forza.
Agli inizi del 1905 Giolitti presenta un progetto per il passaggio delle ferrovie alla gestione statale, ma trova l’opposizione dei ferrovieri per cui il Presidente è costretto a dimettersi e al governo gli succedono prima Fortis poi Sonnino. 

Terzo ministero Giolitti 1906 – 1909.

Nel 1906 Giolitti torna ancora alla direzione del governo per restarvi tre anni durante i quali ampliò ulteriormente la legislazione sociale e mantenne fermo il suo atteggiamento neutrale nei confronti delle lotte sociali.
Intanto il successo crescente partito socialista e delle organizzazioni sindacali provocavano una forte reazione tra la borghesia e proprio durante il terzo ministero Giolitti comincia la pubblicazione della rivista il Regno,che fu la prima voce del nazionalismo italiano.
D’altra parte all’opposizione di destra si aggiungeva quella del sindacalismo rivoluzionario che trovava vile l’opera riformista . E quando l’Austria annette la Bosnia Erzegovina ed il governo italiano dovette richiedere un aumento delle tasse per far fronte all’aumento delle spese militari, Giolitti è costretto a dimettersi. 

Quarto ministero Giolitti 1911 – 1914.

Quando Giolitti ritorna al governo nel 1911 la situazione politica italiana era profondamente mutata. L’opinione pubblica premeva per l’occupazione della Libia che venne annessa nel 1911 mentre nel partito socialista vengono espulsi i riformisti e i massimalisti, la cui voce era il quotidiano l’Avanti, diretto da Benito Mussolini, conquistano la maggioranza .
Questa svolta significò una radicalizzazione della lotta politica, Giolitti riesce a far approvare il monopolio statale sulle assicurazioni e la riforma elettorale che concedeva il suffragio generale a tutti i cittadini di sesso maschile.
Nelle elezioni del 1913 Giolitti arrivò ad un accordo con l’Unione cattolica, e col Patto Gentiloni, i cattolici si impegnavano ad appoggiare i candidati governativi nei collegi in cui vi era pericolo che vincessero i candidati di sinistra. Il governo vinse le elezioni, ma la maggioranza era disorganica ed il sistema giolittiano entra definitivamente in crisi.
La maggioranza si rompe quando i radicali si ritirano e Giolitti viene sostituito alla guida del governo da Antonio Salandra.
Allo scoppio della prima guerra mondiale il governo Salandra dichiara la neutralità. E mentre il governo conduce le trattative con l’Intesa, l’opinione pubblica si trova divisa in due grandi correnti: una fautrice dell’intervento, cui partecipavano i nazionalisti, i repubblicani i social riformisti, gli irredentisti, i socialisti rivoluzionari e i liberali di destra, l’altra sostenitrice della neutralità cui partecipavano i socialisti, i cattolici e i liberali giolittiani.
Giolitti era, infatti, cosciente che la partecipazione alla guerra avrebbe richiesto enormi sacrifici finanziari che l’Italia non era in grado di sopportare ed inoltre lo statista considerava la guerra come lotta per l’egemonia nel mondo, mentre egli era fautore di un equilibrio europeo. La maggioranza parlamentare condivideva le sue idee di neutralità per cui Salandra presentò le dimissioni. Il re respinse le dimissioni e concesse al governo i poteri straordinari . Il 23 maggio l’Italia dichiarò guerra all’Austria e il 24 iniziarono le operazioni militari. 

Quinto ministero Giolitti 1920 - 1921.

Giolitti resta in disparte durante tutto il conflitto mondiale e ritorna al governo nel 1920 in un momento di grande tensione politica e sociale. Scioperi ed atti di teppismo gettavano il paese in uno stato di disordine che raggiunse il punto di tensione più alto con l’occupazione delle fabbriche nel 1920 che però fallì senza nessuno sbocco rivoluzionario .
Giolitti porta avanti una politica riformista senza repressioni violente ma sottovaluta la forza crescente del fascismo che reputa un contrappeso al massimalismo socialista. I Fasci assumono sempre una forza maggiore mentre la cauta politica giolittiana incontra una sempre più larga opposizione.
Giolitti decide lo scioglimento delle camere ed indice nel 1921 nuove elezioni appoggiandosi ai fascisti. Il blocco nazionale ebbe la maggioranza, ma una maggioranza assai eterogenea di cui facevano parte molti fascisti. Il vecchio statista si dimette ritenendo la maggioranza troppo esigua ed esce definitivamente dalla scena politica. Successore di Giolitti fu Bonomi sotto il cui governo esplode la violenza fascista.

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