Riassunto Sesto Canto Purgatorio Gratis


Riassunto Sesto Canto Purgatorio

Riassunto del sesto canto del Purgatorio in cui Virgilio incontra Sordello e Dante, colpito dall’entusiasmo con cui si salutano i due compaesani, accomunati dall’amor di patria, prorompe in un’invettiva contro l’Italia sconvolta da lotte e corruzione. 

Luogo: Antipurgatorio, terzo gruppo del II balzo. 

Personaggi: Dante, Virgilio, Sordello. 

Trama. 

Il canto ha inizio con una similitudine in cui Dante si paragona al vincitore del gioco della zara. Infatti come costui , viene circondato da molte persone che man mano si allontanano dopo aver ottenuto qualcosa, così egli si trova circondato da una folla di anime che chiedono suffragi e solo chi riesce ad ottenere una promessa si allontana dalla ressa. 

Tra queste anime dante riconosce l’Aretino, ucciso da Ghino di Tacco, Federigo Novello, il figlio di Marzucco degli Scornigliani, Orso degli Alberti e Pier de la Broccia che venne accusato da Maria di Brabante, moglie di Filippo terzo, e condannato a morte.
Liberatosi finalmente dalle anime che chiedono suffragi, Dante si rivolge a Virgilio e gli chiede spiegazioni sul fatto che egli nella sua opera aveva negato che le preghiere potessero mutare il giudizio divino ed abbreviare la permanenza in Purgatorio. 

Il dubbio teologico. 

Virgilio riconosce la validità dei suffragi e spiega a Dante che egli aveva scritto la sua opera prima dell’avvento della Grazia e della Redenzione, per cui le preghiere rivolte a Dio in quell’epoca erano opera dei pagani e quindi non gradite a Dio. Ed aggiunge che tale dubbio gli sarà chiarito più avanti da Beatrice quando giungerà sulla sommità del monte del Purgatorio. 

Incontro con Sordello. 

Nel sentire il nome di Beatrice Dante vorrebbe affrettare il passo per raggiungere la cima e dice al maestro di non sentir più la fatica come prima. Virgilio rammenta a Dante la sua condizione mortale e gli spiega che, a causa del peso del suo corpo, non può procedere velocemente come vorrebbe. 

Mentre i due poeti discorrono Virgilio nota un’anima separata dal gruppo e si avvicina per chiederle indicazioni sulla via da seguire. L’anima non risponde alla domanda di Virgilio, ma chiede a sua volta notizie del suo paese, ed, nell’udire che Virgilio è natio di Mantova, si alza e gli va incontro dicendo di essere Sordello, un poeta mantovano. I due si abbracciano commossi e Dante colpito da tanto amor di patria comincia un’invettiva. 

Invettiva contro l’Italia. 

Italia serva e luogo di dolore, nave senza timone, non signora, ma prostituta, in tal modo Dante descrive la sua patria in cui i cittadini si dilaniano tra loro e a cui inutilmente Giustiniano aveva dato delle leggi col suo Corpus iuris civilis.
L’invettiva si rivolge poi contro la chiesa che invece di applicare in terra il volere di Dio, ed invece di governare le anime, cerca di governare l’Italia che in tal modo è diventata un cavallo ribelle che non ha la guida del cavaliere, cioè dell’imperatore.

Si rivolge poi ad Alberto d’Asburgo accusandolo di aver abbandonato l’Italia per curarsi solo dei domini tedeschi, e pertanto era stato giustamente punito con la morte lasciando l’impero al figlio Rodolfo che Dante invita a scendere in Italia per vedere in che stato è ridotta: le lotte tra Montecchi e Cappelletti, tra Monaldi e Filippeschi ne insanguinano il suolo. 

Infine Dante chiude la sua invettiva rivolgendosi ironicamente a Firenze che, come un ammalato che non riesce a trovare una posizione comoda, cambia frequentemente leggi e classe politica, senza però portare pace e giustizia.

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